Da sempre affascinata dalle storie che sanno toccare le corde più profonde dell’animo umano, Elisabetta Pellini osserva con emozione la rosa dei film italiani candidati a rappresentare l’Italia agli Oscar 2026.
Tra i titoli proposti, uno in particolare risuona nel suo sguardo: Il Monaco che vinse l’Apocalisse, diretto da Jordan River. Un’opera che sembra raccogliere e amplificare molte delle tematiche a lei più care: la fragilità come forza, il misticismo come ricerca, la bellezza come resistenza.

Un’opera che risuona nel sentire di Elisabetta
Elisabetta lo dice spesso: il cinema ha senso quando riesce a parlare all’anima, non solo agli occhi.
E Il Monaco che vinse l’Apocalisse fa proprio questo. Ambientato in un mondo sospeso tra realtà e spiritualità, il film affronta le grandi crisi del nostro tempo – ambientali, morali, sociali – attraverso il viaggio interiore di un monaco che sceglie la fede, e non la violenza, per fronteggiare la fine.
Una storia che, nel suo simbolismo, ricorda molti dei ruoli interpretati da Elisabetta nel corso della carriera: donne attraversate da silenzi e metamorfosi, capaci di trasformare il dolore in presenza scenica, la fragilità in grazia, il dubbio in verità.
Una candidatura tra i titoli più attesi
Il film di Jordan River è stato ufficialmente iscritto tra i candidati per rappresentare l’Italia agli Oscar 2026 nella categoria Miglior Film Internazionale.
La valutazione finale sarà affidata al Comitato di Selezione istituito presso l’ANICA, che si riunirà martedì 23 settembre 2025 per scegliere l’opera che porterà il tricolore a Hollywood.
Tra i candidati figurano nomi illustri del cinema italiano come Ferzan Ozpetek, Paolo Genovese, Mario Martone, Gabriele Salvatores, Silvio Soldini e Pupi Avati. In questo contesto d’eccellenza, Il Monaco che vinse l’Apocalisse si distingue per la sua originalità formale e la forza simbolica che ha già conquistato pubblico e critica.
📎 Fonte ufficiale: AGI – Oscar 2026: i film italiani candidati
Un’estetica che Elisabetta riconosce
La regia di Jordan River si muove su un crinale delicato, tra contemplazione e racconto. Un linguaggio visivo che fonde cinema d’autore, spiritualità e contemporaneità, in perfetta sintonia con quella ricerca estetica che Elisabetta ha spesso esplorato nei suoi ruoli più intensi.
Non stupisce, quindi, che Il Monaco che vinse l’Apocalisse sia considerato una delle opere italiane più significative dell’ultimo anno: un film che non cerca la perfezione, ma la verità emotiva.
Le tappe verso gli Oscar 2026
Dopo la decisione dell’ANICA, il percorso proseguirà con:
- 16 dicembre 2025 – Annuncio delle shortlist da parte dell’Academy
- 22 gennaio 2026 – Nomination ufficiali
- 15 marzo 2026 – Cerimonia degli Oscar a Los Angeles
L’auspicio di Elisabetta, come di molti, è che l’Italia possa essere rappresentata da un’opera che unisca coraggio e poesia.
I film italiani iscritti: uno sguardo d’insieme
Ecco l’elenco completo dei titoli in corsa, in ordine alfabetico:
- BERLINGUER. LA GRANDE AMBIZIONE di Andrea Segre
- DIAMANTI di Ferzan Ozpetek
- DIVA FUTURA di Giulia Louise Steigerwalt
- DUSE di Pietro Marcello
- ELISA di Leonardo Di Costanzo
- ETERNO VISIONARIO di Michele Placido
- FAMILIA di Francesco Costabile
- FOLLEMENTE di Paolo Genovese
- FUORI di Mario Martone
- HEY JOE di Claudio Giovannesi
- IL MONACO CHE VINSE L’APOCALISSE di Jordan River
- IL NIBBIO di Alessandro Tonda
- IL RAGAZZO DAI PANTALONI ROSA di Margherita Ferri
- IL TRENO DEI BAMBINI di Cristina Comencini
- L’AMORE CHE HO di Paolo Licata
- L’ORTO AMERICANO di Pupi Avati
- LA VITA DA GRANDI di Greta Scarano
- LE ASSAGGIATRICI di Silvio Soldini
- LE CITTÀ DI PIANURA di Francesco Sossai
- LE DE’LUGE – GLI ULTIMI GIORNI DI MARIA ANTONIETTA di Gianluca Jodice
- NAPOLI – NEW YORK di Gabriele Salvatores
- SOTTO LE NUVOLE di Gianfranco Rosi
- TRIFOLE – LE RADICI DIMENTICATE di Gabriele Fabbro
- VITTORIA di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman
Con Il Monaco che vinse l’Apocalisse, il cinema italiano mostra il coraggio di interrogarsi, di toccare corde invisibili e di affrontare la complessità del presente con occhi aperti e cuore nudo.
Uno sguardo che Elisabetta Pellini condivide e sostiene, riconoscendo in quest’opera una visione del mondo che si fa arte, voce, possibilità.











